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7 Maggio 2024

Sora: oltre il velo dell’AI, dove l’immaginario sfida la realtà

Titoletto

OpenAI, nel suo ultimo atto di sfida verso i confini dell’immaginario, ha iniziato a svelare Sora. Un’altra novità dell’universo AI che perfora il velo tra la realtà, così come la conosciamo, e un reame di contenuti generati che sfidano ogni precedente concezione di autenticità. Questa nuova frontiera della generazione video AI, a partire da prompt testuali, fabbrica realtà digitali con una precisione che lascia interdetti. Ma, e qui il plot si infittisce, Sora si erge al crocevia tra il genio e l’ambiguità tecnologica, illuminando il panorama dell’innovazione mentre simultaneamente incendia dibattiti e discussioni. È un’arma a doppio taglio: un trionfo dell’Intelligenza Artificiale che promette nuove frontiere di creatività o un vaso di Pandora che, una volta aperto, solleva questioni che forse non siamo ancora pronti ad affrontare?

È l’azienda stessa ad affermare che Sora è molto probabilmente il sistema più avanzato rispetto a quelli sviluppati in precedenza. Le sue imperfezioni, come la riproduzione ancora maldestra del movimento delle mani, non oscurano la promessa che porta.

Il suo genio risiede nella capacità di produrre scene complesse, popolandole di personaggi e dettagli che si muovono con una grazia sorprendentemente reale, grazie alle reti neurali che sembrano danzare al ritmo delle leggi della fisica.
Al netto delle sue sbavature, l’audacia di Sora non può che catalizzare la nostra curiosità.

Nonostante la crescente eccitazione del pubblico, OpenAI non è nuova a controversie.
ChatGPT su tutti ha visto arrivare accuse riguardo l’uso di materiale coperto da copyright per l’addestramento dei suoi sistemi. Autori, media e creator vari hanno imputato l’azienda di aver effettuato una vera e propria pirateria intellettuale su larga scala. OpenAI si difende sventolando la bandiera del fair use, ma il confine tra uso illecito e appropriazione indebita rimane nebuloso, con la legislazione che sembra camminare sul filo dell’ambiguità quando si parla di addestramento AI.
Le attuali battaglie legali gettano luce su dilemmi etici e responsabilità tecnologica. Il loro esito sarà il terreno su cui si disegneranno i confini del futuro dell’AI, stabilendo potenzialmente dei precedenti critici. Il finale di questa saga rimane, per ora, da scoprire.

A complicare ulteriormente la scena, l’imminente entrata in vigore dell’AI Act europeo si prepara a imporre nuove normative. Una mossa che, volente o nolente, costringerà chi opera nel settore a danzare al ritmo di Bruxelles per non perdere il passo sul mercato UE.

L’introduzione di Sora, attualmente nelle mani di un gruppo selezionato di red teamer incaricati di scrutarne i rischi e le implicazioni, ha suscitato ulteriori discussioni, catalizzate di recente da un’intervista a Mira Murati, la CTO di OpenAI.

Nell’intervista, Mira Murati ha esplorato le prodezze di Sora, evidenziando sia le sue capacità di generare frame di precisione straordinaria ma anche le future ambizioni di dotare il sistema di funzionalità sonore. La linea di confine tra la realtà e il digitale generato dall’AI si assottiglia sempre più, provocando un tumulto di reazioni: da una parte, c’è chi accoglie l’evoluzione come una benedizione per ridurre i costi di produzione; dall’altra, si levano voci preoccupate per le ripercussioni sui lavori tradizionali. La questione sfocia inevitabilmente in un dibattito che va oltre la tecnologia, mettendo in discussione la nostra percezione di autenticità e la natura del nostro lavoro creativo.

Le risposte di Murati sui dati di addestramento per Sora mi hanno lasciato più di un dubbio.

Sebbene il web riecheggi con affermazioni di un suo chiaro assenso all’uso di dati pubblici e con licenza, la mia percezione durante l’intervista è stata diversa – e ammetto che potrebbe essere impopolare. La sua esitazione e le risposte elusive hanno sollevato più interrogativi che certezze.

Ma come? Nell’epoca della trasparenza, il Chief Technology Officer non sa (o non può dire) con quali dati vengono addestrati gli algoritmi? Questo accende un faro su cosa effettivamente si nasconda dietro la nozione di contenuti gratuiti reperibili online e considerati fair use.

Forse, le battaglie legali ancora in corso contro OpenAI costringono al silenzio.
E noi non siamo certo qui per puntare il dito, bensì per aprire la porta su una riflessione più profonda.

Ad ogni modo, OpenAI avanza con cautela, testando meticolosamente Sora per scovare ogni possibile falla che potrebbe tradursi in vulnerabilità o risultati indesiderati.
L’azienda sta collaborando con artisti e professionisti del settore, tessendo insieme creatività e responsabilità attraverso linee guida ben definite.
L’obiettivo è ambizioso: democratizzare Sora, nonostante i costi nettamente superiori rispetto ai suoi antenati ChatGPT e DALL-E, e dare il via a un’esplorazione senza precedenti attraverso la creatività, il sapere e la competenza.

La storia è in divenire, ma il panorama della riproduzione video sta per essere rivoluzionato.