Skip to main content

Info@egonewcom.com | (+39) 0173 742576
Corso Italia 7 — Alba, CN

Info@egonewcom.com | (+39) 0173 742576
Corso Italia 7 — Alba, CN

7 Maggio 2024

Autenticità digitale: come l’AI sta riscrivendo le nostre identità.

Titoletto

Nell’era digitale, trovare la linea di confine tra la nostra identità individuale e quella sociale è un po’ come cercare di afferrare il vento con le mani. L’identità sociale, in particolare, sembra essersi evoluta nell’identità digitale – e no, non sto parlando dello spid – che si intreccia con la nostra identità offline, creando un interessante duetto (o duello?) tra le due versioni di noi stessi.

Questo sdoppiamento ci invita a riflettere: cosa significa essere autentici in un mondo dove ogni aspetto della nostra vita può avere un equivalente digitale?
Sociologi e pensatori come Zygmunt Bauman hanno esplorato queste acque, parlando di modernità liquida per descrivere la fluidità delle nostre identità in un’era dominata dalla tecnologia. Il sociologo ci immagina navigare in questo mare digitale, dove le identità sono malleabili come l’acqua.

Bauman vede la liquidità come una zona intermedia, transitoria e incompiuta; un regno dove i vecchi modi di agire ed essere non valgono più.

La cultura dell’adesso, del qui e ora, ci ha catapultati in questa nuova modernità in cui siamo ossessionati dalla ricerca della felicità (spesso effimera), raggiunta solo grazie all’acquisto e all’immediato consumo di beni ed esperienze. È come se fossimo diventati dipendenti dalla novità, dal prossimo acquisto o dall’ultima esperienza da condividere, incastrati in un vortice che promette soddisfazione immediata ma lascia spesso un senso di vuoto.

La liquidità è quindi caratterizzata dal disimpegno, dall’evanescenza dei rapporti e organizzata attorno al consumismo.

Sarà forse questa incessante ricerca del nuovo a spostare la nostra ricerca dell’autenticità – e allo stesso modo della fiducia – verso aziende e brand?

L’entrata in scena dell’Intelligenza Artificiale complica ulteriormente il quadro.
Con il suo potere di amplificare e, in alcuni casi, di distorcere la nostra percezione della realtà, l’AI crea nuove dimensioni, dove il confine tra l’autentico e il manipolato sfuma sempre di più.
Tecnologie come i deepfake spingono a interrogarsi: possiamo ancora fidarci dei nostri occhi?

Mantenere responsabilità e autenticità nella comunicazione è vitale.
I brand devono usare l’Intelligenza Artificiale con responsabilità e trasparenza: è fondamentale bilanciare innovazione e creatività con il mantenimento della fiducia del pubblico.

L’AI però rischia, a lungo andare, di erodere l’autenticità delle aziende.

Come?

Al cuore della questione c’è la natura stessa dei contenuti generati con l’AI, che possono risultare blandi o robotici. Per ora, le macchine non possono replicare quell’impareggiabile tocco umano che rende ogni comunicazione spontanea e coinvolgente. C’è, quindi, il rischio di un’insipidezza di fondo e della mancanza di una profondità emotiva che solo l’essere umano può infondere nel suo lavoro. Se i contenuti non vibrano con l’essenza del tuo pubblico, non importa quanto velocemente potrai creare, i consumatori sono intuitivamente sintonizzati sulla genuinità e percepiranno rapidamente la mancanza di connessione umana.

Esiste un ulteriore pericolo per i brand: quello di creare allucinazioni.
Quando l’AI cerca di emulare le interazioni umane, il suo fine è di assomigliare il più possibile a noi. Tuttavia, nel suo sforzo di anticipare le nostre domande e fornire risposte, può restituire informazioni altamente imprecise. Questo accade perché l’AI ha il desiderio di compiacere: senza l’adeguato contesto o gli esempi giusti da fornire, cercherà di colmare gli spazi vuoti per soddisfare la nostra richiesta. Che poi altro non è che l’obiettivo principale della macchina.

Infine, l’Intelligenza Artificiale potrebbe condurre a esperienze fuori marchio. Di norma, le aziende formano i propri professionisti affinché ogni contenuto rifletta fedelmente le linee guida del brand. La facilità con cui l’AI permette di generare nuovi contenuti potrebbe paradossalmente diventare un’arma a doppio taglio. Questa accessibilità aumenta le probabilità di diluire, man mano, l’identità del marchio.

Il contraccolpo a queste minacce è cercare di usare l’AI in modo consapevole, senza sacrificare l’autenticità in favore dell’automazione.

Aggiungi un tocco umano

La supervisione umana è necessaria per garantire che ogni messaggio esprima genuinamente la voce e i valori del brand. La magia dell’AI non deve mai offuscare l’importanza del contatto umano.

Un supporto, non un sostituto

L’Intelligenza Artificiale deve essere vista come ciò che è: uno strumento. I professionisti del settore non vengono sostituiti ma supportati dall’AI, che li aiuta a semplificare i processi ed è un ottimo partner per il brainstorming e la ricerca.

Bilancia AI e originalità.

La tua narrazione deve essere significativa. La vera sfida sta nel far convergere AI e originalità in modo che l’una potenzi l’altra.

La tecnologia ha innegabilmente alterato la nostra percezione rispetto a ciò che consideriamo autentico. Di fronte a ciò, spetta a noi la responsabilità di comprendere ed educare questa nuova realtà manipolabile.

L’immagine di un bambino tatuato è un guanto di sfida che cattura il tuo sguardo: è la rappresentazione di un cambiamento culturale profondo o, semplicemente, l’ennesimo esempio di come la tecnologia può manipolare la nostra percezione? Ti spinge a riflettere sull’impatto dell’AI sulla nostra identità e cultura, o ti ferma al pensiero che ciò che stai vedendo potrebbe non essere altro che una creazione artificiale, un falso convincente?

Indipendentemente da dove si posizioni il tuo pensiero, ciò che emerge con chiarezza è la necessità di considerare il confine sottile tra le nostre identità digitali e quelle reali, e su come possiamo rimanere autentici in un mondo sempre più guidato da algoritmi.