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28 Agosto 2023

La nuova onda del benessere: Supernature & Slow living

Nel mezzo del caos di un’era frenetica, siamo stati ibernati.

Come dimenticare le immagini delle città più grandi al mondo che scorrevano nei nostri notiziari, completamente vuote?

La pandemia è stata un momento di profonda incertezza e distanziamento sociale che, suo malgrado, ha risvegliato in noi il desiderio di riconsiderare il nostro modo di lavorare e vivere.
Per la prima volta, molti di noi hanno sperimentato sulla propria pelle il concetto di slow living: rallentare i ritmi imposti dalla società per riscoprire la vera essenza del benessere.

Ci è voluto solo un contagio globale.

Le nuove consapevolezze hanno portato a esplorare maggiormente anche il concetto di supernature, un “nuovo” modo di concepire il nostro rapporto con la natura. L’invito è di trascendere i confini della sostenibilità per come l’abbiamo conosciuta, per sperimentare gli effetti terapeutici e rigeneranti della natura.

Tranquillo, non farò un discorso da guru per avvicinarti spiritualmente a questo stile di vita, il web ne è pieno.

Andiamo alla concretezza dei fatti per capire come (o perché) possiamo migliorare la nostra vita.

Oggi, la ricerca di un rifugio rinvigorente nella natura, al riparo dal contesto smanioso sempre più digitalizzato, è ormai una prassi. Ma l’ecoterapia affonda le sue radici negli anni ’60 e ’70, quando si è iniziato a considerare tutti i benefici che le persone ottengono dallo stare a contatto con gli ambienti naturali.
Questa disciplina è un ecosistema che cerca di comprendere il ruolo della natura nel mitigare disturbi fisici o psichici.

I giovamenti dell’ecoterapia sono vasti e spaziano da i benefici psicologici, come il miglioramento dell’umore o la riduzione dell’ansia, a quelli cognitivi, come il ripristino dell’attenzione e il miglioramento della produttività, fino a quelli sociali, come la riduzione dell’aggressività e dei tassi di criminalità, e oltre.

Sembra facile, e forse scontato, considerarla la chiave per recidere molti dei problemi moderni. La pandemia non ci ha spinto solo a riflettere su come vogliamo vivere, ma ha inevitabilmente aumentato le patologie legate all’ansia e al disturbo dell’attenzione, colpendo soprattutto i più giovani.

Frontiers, uno dei più grandi editori di ricerca scientifica, ci porta ai fatti con uno studio condotto nel 2019.
Gli scienziati si sono interrogati sui parametri di contatto con la natura, prendendo in considerazione la durata, la frequenza e la qualità di tale contatto. Lo studio ha indagato la relazione tra la durata di un’esperienza naturale e il cambiamento di due parametri fisiologici dello stress. Questo è il primo studio a impiegare una valutazione a lungo termine e il primo in cui i partecipanti erano liberi di scegliere ora, giorno, durata e luogo dell’esperienza. Attraverso il prelievo di campioni di saliva prima e dopo l’immersione nella natura, è stato possibile definire la traiettoria degli indicatori di stress.

Il risultato: un calo del 21,3% del cortisolo e del 28,1% dell’alfa-amilasi, con un’efficacia massima registrata tra i 20 e i 30 minuti di esposizione.
Un punto di partenza ancora più opportuno in luce all’espansione continua dell’urbanizzazione.

Alcuni paesi si sono già sintonizzati su questa nuova frequenza.
La Nuova Zelanda, per esempio, ha già implementato questa pratica. Il Ministero della Salute emana le green prescription, prescrizioni che suggeriscono al paziente stile di vita sano ed esercizi da fare in mezzo alla natura. Il tutto, naturalmente, sotto la guida esperta di persone qualificate.

Il Giappone da questo punto di vista è tutto un altro pianeta.

Già dal 1982 praticano lo Shinrin-yoku, letteralmente il bagno nella foresta che mira a ritrovare il benessere a contatto con i boschi. Non si tratta solo di eseguire esercizi specifici, ma di creare un vero ponte per entrare nel mondo naturale attraverso i sensi.
Nel 2004 il paese ha investito più di 1 milione di dollari per investigare un vero e proprio metodo scientifico degli effetti delle foreste e Qing Li, immunologo a capo della ricerca, è ormai considerato un’autorità mondiale. L’obiettivo è andare oltre la medicina preventiva.

Ma sono solo terra e piante ad aiutarci a ristabilire il nostro equilibrio psico-fisico?

Tra tutti, c’è un elemento che, per la nostra storia evoluzionistica, ha un legame atavico con l’essere umano: l’acqua.

Vi ricordo, d’altronde, che siamo fatti per il 70% di acqua.

Anche il padre della psicologia moderna, Jung, lo sosteneva: l’acqua in tutte le sue forme è una delle tipizzazioni più ricorrenti dell’inconscio.

Le prime forme di vita sulla terra si sono evolute proprio dall’acqua e in uno stesso ambiente acquatico crescono i bambini nel grembo materno.

Insomma, il nostro legame con questo elemento è più forte di quanto si possa pensare.

Ad avere un effetto positivo su di noi è l’alta concentrazione di ioni negativi negli spazi naturali, in particolar modo in quelli con acqua di mare. Sono questi stessi ioni a stimolare le nostre capacità cognitive, producendo serotonina e favorendo di conseguenza la creatività, la motivazione e la connessione personale.

Lo dicono tutti, da sempre il mare libera la mente, e in effetti lo possiamo sperimentare attraverso tutti i sensi: lo sciabordio dell’acqua favorisce lo stato meditativo, l’aria marina ci nutre di sali minerali e il contatto con la pelle stimola la circolazione e l’ossigenazione sanguinea.

Queste zone, siano esse naturali o create dall’uomo, in cui l’acqua fa da padrona vengono chiamate spazi blu.
L’iniziativa paneuropea BlueHealt ha condotto un’indagine in 18 paesi sugli effetti degli spazi blu urbani sulla salute e sul clima. Il grande vantaggio è che questi spazi hanno effetti anche sull’ambiente fisico circostante, fornendo l’habitat per la fauna selvatica e regolando le temperature. L’indagine ha evidenziato che chi vive più vicino alla costa riporta una migliore condizione di salute generale e mentale.
E se questo non bastasse, BlueHealt ha esplorato anche gli ambienti virtuali, un potenziale strumento in contesti sanitari o di assistenza sociale per coloro che hanno difficoltà a visitare gli spazi blu.

Fermandoci, ci siamo ridestati: sempre più persone stanno cercando un maggior equilibrio tra vita professionale e connessione con la natura. Anche il mondo del lavoro vede arrivare un cambiamento di paradigma trainato principalmente dalle generazioni più giovani che – essendo nativi new minimal – stanno cercando di riscrivere un futuro più consapevole e attento. Oltre a un ambiente lavorativo che rispecchi i loro valori, cercano luoghi che incoraggino una mentalità conscia del benessere dei propri dipendenti e sostenibile a lungo termine.

Mentre esploriamo i favori dell’ecoterapia, ci rendiamo conto che la sua influenza può espandersi ben oltre i confini delle rive.

Emerge così un approccio innovativo che porta la sostenibilità sul luogo di lavoro: il design biofilico. Questa filosofia che approda nel mondo del design e dell’architettura, si fonda sull’idea che ho già anticipato: gli esseri umani hanno un legame innato con la natura e l’inclusione di elementi naturali negli ambienti urbani contribuisce a migliorare il benessere fisico, mentale ed emotivo.

Il design biofilico si traduce nell’integrazione di elementi come piante, acqua e luce naturale all’interno di strutture architettoniche. È un esplicito invito a reintegrare l’ambiente naturale nelle nostre vite quotidiane, per creare luoghi che ci ispirino e rigenerino.

Questa straordinaria risorsa non è più un futuro così lontano: dal mondo ci arrivano già diversi esempi di uffici e strutture biofiliche.

A Milano, nel 2024, si ergerà il primo ufficio biofilico italiano Welcome, progettato dallo studio Kengo Kuma and Associates. Il concept è quello di una grande piazza aperta, fatta di giardini pensili; un luogo di lavoro sano, luminoso e sociale immerso nella natura. I materiali utilizzati saranno legno, vetro e acciaio sfalsati. Questo perché il design biofilico non si preoccupa solo dell’additivo naturale, ma anche dei materiali di costruzione che esprimono la volontà di avere un edificio a zero emissioni CO2, con un controllo dei consumi, l’uso di energie rinnovabili e il recupero dell’acqua piovana.
Insomma, una vera perla nel caos cittadino.

Ufficio fiolico Welcome che sorgerà a Milano nel 2024
Rendering 3D della futura sede di Welcome – immagine realizzata da KKAA

Un altro bellissimo esempio è invece lo studio dell’architetto Andryahman in Indonesia.
Gli ambienti al piano terra sono tutti aperti e si affacciano verso il giardino interno, ricco di piante che favoriscono la biodiversità. Al centro del giardino principale c’è l’elemento essenziale di cui abbiamo parlato: uno stagno in cui vivono le carpe Koi.

Studio di architettura Andryahman in Indonesia
Studio di architettura Andryahman – immagine Andryahman architect office

Ma non è solo il mondo dell’architettura ad essere intriso di supernature, i designer dei settori più disparati stanno abbracciando questo nuovo mondo di concepire la sostenibilità.

Tom Ducarouge e il suo abbigliamento Breath si concentrano sul design delle trame incorporate nei capi. La sua linea è una soluzione rilassante fondata sulla coerenza cardiaca. Accarezzando la superficie, è possibile percepire la fase di inspirazione attraverso le zone rigonfie, e quella di espirazione quando la mano passa attraverso un solco.

Abbigliamento Breath del designer Tom Ducarouge
Abbigliamento Breath del designer Tom Ducarouge

O ancora, i gioielli della designer Leah Heiss. Tra i tanti che ha sviluppato, mi ha sciolto il cuore la spilla per rilevare la solitudine. Basato sulla premessa che la solitudine si manifesta in una povertà di conversazione, il gioiello è in grado di registrare il numero di parole pronunciate al giorno come indicatore dell’isolamento sociale. Quando chi lo indossa scende al di sotto di una determinata soglia, in automatico verrà inviato un messaggio di testo a una persona cara, al servizio telefonico volontario o all’operatore sanitario per indurlo a intervenire nell’esperienza della solitudine.

Anche la collana Smart Heart ha il suo fascino, è in grado di monitorare e registrare il battito cardiaco trasmettendo in remoto i dati raccolti. Un oggetto dalle molteplici potenzialità che cerca di integrarsi nella vita quotidiana delle persone.

       

Gioielli della designer Leah Heiss

Non meno importante è il settore dell’hospitality, anche quest’ultimo si sta aprendo ai ritmi lenti e alle pratiche rigenerative. Alcune strutture, come la catena Six Senses fanno rientrare la salute emotiva nelle loro proposte, offrendo esperienze di riconnessione con la natura e viaggi nei sensi.

Per anni siamo stati dominati dalla vita moderna, frettolosa e iperattiva.

Ma ora i concetti di supernature, slow living e design biofilico sono delle risorse preziose per ristabilire un equilibrio – essenziale quanto delicato – con l’ambiente di cui certo l’essere umano non può privarsi.

Quindi rallenta, godi della bellezza della natura e prova a vivere in simbiosi con l’ambiente, per il bene tuo e del pianeta.

Inizia da dove preferisci: yoga, bagni nella foresta, meditazione, lunghe passeggiate sulla spiaggia.

Se guardi bene, puoi vedere che il supernature è ovunque.