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10 Luglio 2023

Il futuro dell’immagine fra dubbi, incognite, creatività e opportunità

Il 2023 si distingue come l’anno dei dibattiti sull’Intelligenza Artificiale, ma è anche l’anno delle preoccupazioni nel mondo dei creativi.

L’AI, infatti, grazie alla sua capacità di apprendimento automatico offre numerose opportunità ad artisti, musicisti, scrittori e, in generale, a ogni forma d’arte. La collaborazione tra intelligenza umana e artificiale apre la strada verso nuove frontiere creative, suscitando al contempo dubbi e perplessità: fino a che punto l’opera d’arte generata con l’ausilio di un algoritmo può essere considerata autentica e originale? C’è il rischio che l’AI omogeneizzi la creatività, privandola della sua componente fondamentale individuale?

L’etica gioca un ruolo cruciale in questa sfida. E in questo contesto, ne è un esempio magnetico la campagna pubblicitaria di Coca-Cola, Masterpieces. L’azienda, nota per le sue iniziative creative e innovative, ha utilizzato l’Intelligenza Artificiale per un primo esempio di sinergia tra pubblicità, arte e tecnologia.

La campagna ha sfruttato gli algoritmi dell’AI per reinterpretare capolavori artistici iconici e opere di artisti emergenti, creando un film mozzafiato. Da L’Urlo di Munch alla coca-cola di Andy Warhol, questo annuncio unisce l’estetica classica alla modernità dell’AI offrendo una prospettiva unica sulla potenza della collaborazione fra creatività artistica e Intelligenza Artificiale.

Sul sito è possibile esplorare le varie opere e guardare le interviste esclusive con alcuni degli artisti emergenti presenti nello spot.

In questo caso, il connubio fra arte, advertising e Intelligenza Artificiale si è rivelato vincente.

Sebbene il rapporto fra arte e AI non sia una novità, la questione è esplosa presso il grande pubblico nel corso del 2022, grazie all’avvento dei programmi text-to-image e di software come ChatGPT per la produzione del linguaggio naturale umano.

Questi sistemi non tentano solo di imitare le funzioni dell’intelligenza umana, ma possono apprendere dagli errori e migliorare le loro prestazioni nel tempo.

La sua evoluzione è stata repentina e, se ai suoi esordi l’AI produceva immagini con glitch, oggi è quasi impossibile distinguere un’immagine originale da una creata con l’IA.

Immagine realizzata con Midjourney da Ego NewCom.

 

Questo fenomeno ha già acquisito rilevanza culturale, nel caso di programmi text-to-image il sistema è in grado di sviluppare una sua conoscenza personale del mondo dell’arte. Setacciando la rete, l’AI è in grado di classificare il patrimonio culturale riconoscendo stili, tecniche, correnti e scuole di pensiero. Ed è proprio questa scansione che compone l’immaginario e la conoscenza teorica dell’IA che alimenta le sue capacità generative.

Le incognite che ne derivano hanno una storia ben più antica della nascita di queste tecnologie. Siamo di fronte a un paradigma culturale che da sempre si divide fra il progresso scientifico-tecnologico e la sensibilità umanistica. Soprattutto la narrativa e la cinematografia hanno esplorato il rapporto uomo-macchina, in cui spesso, però, la macchina era un organismo senziente che finiva per ribellarsi all’uomo.

Questa affermazione porta con sé uno degli interrogativi che dilagano negli ultimi tempi: può una macchina creare arte sostituendosi all’uomo?

C’è chi non si spaventa di fronte a questa domanda. Se un software come Midjourney è in grado di realizzare delle immagini ad altissima qualità, ad una velocità che sarebbe impensabile per l’uomo, è altrettanto vero che la macchina non ha empatia ne emozioni, ancor meno può dedurre che tipo di sensazione può veicolare un’opera d’arte. Allo stesso modo, la realizzazione dell’immagine stessa richiede il contributo umano: Midjourney crea l’immagine, ma dietro ci deve essere qualcuno che ha già ben chiaro il risultato atteso e che sia in grado di dare i giusti comandi – detti prompt – alla macchina.

I più ottimisti sostengono sia improbabile che l’AI sostituisca gli artisti, poiché è proprio la loro individualità e creatività a rendere significativa l’arte.

Questo dovrebbe piuttosto spingerci a riflettere sulla definizione del concetto di arte, ma filosofi e storici dell’arte da anni si pongono questi interrogativi con risultati incerti. E farlo significherebbe banalizzare sia il concetto di arte sia l’impatto delle AI.

Non stiamo parlando di mera produzione di immagini bidimensionali, come se l’acquerello o la pittura ad olio generassero automaticamente arte, di cui l’AI è il nuovo strumento a disposizione per dipingere una tela digitale.

Forse l’Intelligenza Artificiale sta vivendo un processo simile a quello che la fotografia ha generato e affrontato in passato.

Inizialmente, si pensava che la fotografia avrebbe distrutto l’arte, omologando il mondo. Oggi abbiamo la certezza che fare fotografia è molto più complesso di pigiare un semplice bottone: è una questione di luci, ombre, inquadrature, dettagli. E come essa, l’AI potrebbe essere un fattore di integrazione e avanzamento.

D’altronde l’arte è un prodotto umano. E come esso è soggetto a cambiamenti e interpretazioni, condizionata dalla storia, dal luogo, dalla cultura e dalla modalità in cui viene prodotta.

La storia insegna e per quanto possa essere controversa un tassello è già stato posizionato.

Ad agosto 2022, Jason Allen vince un concorso di Belle Arti con un’opera realizzata con Midjourney, battendo altri 20 artisti nella categoria “fotografia manipolata digitalmente”.

Allen sostiene che bisogna superare la paura per una tecnologia che potrebbe potenziare e rimodellare il nostro mondo. E soprattutto che, proprio come il pennello per il pittore, l’AI è uno strumento che senza la persona non può avere forza creativa.

La sua opera Teatro dell’Opera Spaziale ha richiesto 80 ore di interazione con l’arte. Allen si è rifiutato però di condividere, almeno per il momento, il prompt esatto che l’ha generata, affermando che la proprietà dell’idea – e quindi il suggerimento alla macchina –  è dell’artista.

Teatro dell’Opera Spaziale, realizzato da Jason Allen con utilizzo di AI

 

L’Intelligenza Artificiale non si confina certo alla generazione di opere d’arte.

L’inizio di quest’anno ha visto una rivelazione straordinaria, un’incursione del progresso tecnologico nel regno dell’ignoto artistico. Grazie alla tecnologia avanzata, è stato possibile gettare luce su opere misteriose, attribuite fino ad ora ad autori sconosciuti.

È il caso affascinante del Tondo de Brécy che l’AI ha attribuito a Raffaello.

La storia comincia nel 1981, quando George Lester Winward acquistò quest’opera misteriosa. Sin da subito, Winward intravide delle somiglianze non indifferenti con la Madonna Sistina, capolavoro notoriamente attribuito a Raffaello.

La notizia è stata diffusa da un team dell’Università di Bradford e dell’Università di Nottingham, grazie ad un innovativo metodo di riconoscimento facciale sviluppato dal professore Hassan Ugail.

L’origine di questa ipotesi deriva proprio dal confronto dell’opera con il famoso dipinto della Madonna Sistina. Attraverso l’analisi dell’AI è emerso che la somiglianza tra le due Madonne raggiunge un sorprendente 97%, mentre la similitudine fra i due bambini l’86%.

L’analisi spettroscopica dei campioni di vernice ha fatto emergere che i pigmenti utilizzati per dipingere il Tondo sono coerenti con un’opera rinascimentale, fattore che ha supportato l’ipotesi per cui non può trattarsi di una copia successiva.

Inoltre, lo standard dell’algoritmo utilizzato in questa AI considera identica, e quindi riconducibile allo stesso autore, una somiglianza fra le opere del 75%.

Confronto fra il Tondo de Brécy e la Madonna Sistina di Raffaello

Ma non limitiamoci al mondo delle arti visive, perché anche la creatività letteraria è stata contagiata da questa marea innovativa.

In Italia giunge il primo esperimento di creatività letteraria scritta da un essere umano, Rocco Tanica, e un’AI, GPT-3, Non siamo mai stati sulla Terra.

L’AI in questione usa l’apprendimento profondo per produrre testi simili al linguaggio umano, il risultato è un romanzo stravagante e ironico. L’uomo interroga la macchina e la macchina racconta, e lo stesso uomo si trova poi a completare i buchi dell’altro. Questo dialogo alternato fra uomo e macchina, a tratti surreale come quando Out0mat-B13 elargisce consigli su come intervistare Dio o su come preparare il pane azzimo, ma comunque inatteso.

GPT-3 è stato addestrato con 175 miliardi di parametri di apprendimento, elaborando il contenuto degli ultimi 10 anni del web imparando a scrivere e diversificare stili e argomenti. Insomma, per gli scettici che pensano alle AI come a delle forme superiori di intelligenza: siamo fuori strada. L’algoritmo non ha una reale comprensione del significato e del contesto di una richiesta, ma semplicemente associa le parole tramite la statistica.

Nonostante questo, i risultati rimangono sorprendenti.

Questa nuova generazione di AI sta rivoluzionando una vasta gamma di settori, come la pubblicità, il giornalismo, il web, l’arte figurativa, la musica, i video e persino la politica. In Danimarca è già stato proposto come candidato un “Partito sintetico” guidato da un chatbox.

Opportunità o incertezza?

Senza dubbio, l’AI rappresenta un’enorme potenzialità che abbiamo appena iniziato a comprendere. Chi guarda al futuro con ottimismo vede in essa una vera e propria rivoluzione in grado di influenzare profondamente il nostro contesto sociale, economico e culturale.

Le sue applicazioni sono potenzialmente infinite e potrebbero contribuire a risolvere problemi complessi legati alla cura e alla salute, alla gestione delle risorse o alla riduzione delle disuguaglianze.

Tuttavia, è naturale che con l’avvento di questa nuova tecnologia sorgano dubbi e incertezze. L’impatto dell’AI sul posto di lavoro solleva tematiche come la disoccupazione, la privacy dei dati, la sicurezza e la responsabilità che richiedono una profonda riflessione.

Fondamentale, mentre esploriamo le innumerevoli applicazioni dell’AI, è adottare un approccio consapevole. Dobbiamo garantire un equilibrio tra progresso tecnologico e valori umani, assicurando una progettazione etica e trasparente, a beneficio di tutta l’umanità.

È solo affrontando le sfide e cogliendo le opportunità che possiamo guidare l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale verso una nuova era, in cui la tecnologia e l’umanità si uniscono per il progresso.