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Disturbi alimentari, il supporto dei social network

In questa società governata dall’apparenza, abituata a discriminare e puntare il dito, la bassa autostima e la svalutazione di sé sono la causa principale del dilagare dei disturbi alimentari.

L’aumento esponenziale dei disturbi alimentari tra i giovani è il frutto di un intimo sentimento di non accettazione della propria immagine corporea, perché non in linea con gli stereotipi comunicati dai mass media e dai social network.

I canali di comunicazione trasmettono da sempre ideali di bellezza legati alla magrezza e alla muscolosità che, in questa epoca, sono enfatizzati dall’uso eccessivo di filtri e false verità che spopolano sui social, territorio in cui l’immagine e l’apparenza rappresentano la priorità assoluta. Terribilmente influenti sono anche i commenti negativi ricevuti in risposta a fotografie e video postati, nei quali si leggono parole dure, quasi spietate, che hanno il chiaro obiettivo di offendere e giudicare.

Nel 2019 in Australia è stata effettuata un’indagine che ha coinvolto un campione di adolescenti compresi tra i 13 e i 14 anni, frequentanti le scuole medie.

Nel report, pubblicato sull’International Journal of Eating Disorders, il 51,7% delle ragazze e il 45% dei ragazzi ha segnalato la pericolosità di determinati contenuti pubblicati sulle piattaforme social, in particolar modo su Instagram e Snapchat, perché capaci di influenzare i comportamenti legati all’alimentazione e indurre a sregolatezza e disordine al fine di perdere peso o prevenirne l’aumento.

Da questa analisi, il principale autore della ricerca, Simon Wilksch, Senior Research Fellow in Psychology presso la Flinders University, suppone che esista una forte correlazione tra il tempo trascorso sui social network e lo sviluppo dei disturbi alimentari. I contenuti che circolano incentivano i ragazzi e le ragazze adolescenti a concentrarsi sul proprio aspetto fisico e sul modo in cui vengono giudicati dagli altri; fanno leva sulla sensibilità e la fragilità di un’età estremamente delicata, distruggendo completamente la resilienza e la forza di piacersi e accettarsi così come si è.

Talvolta la pubblicazione di corpi snelli, tonici, muscolosi e slanciati, causa il fenomeno dell’”evitamento”, ovvero il non voler più esporsi in pubblico perché inadeguati e diversi dalla massa. Questo crea un profondo sentimento di disagio, vergogna e ansia che porta a nascondersi, isolarsi e cadere in diete restrittive e insane.

Secondo il giornalista statunitense Grogan, l’immagine corporea non è altro che l’insieme delle percezioni, dei pensieri e delle emozioni che una persona prova guardando il proprio corpo. Percezioni che talvolta non coincidono con la realtà e hanno accezioni negative, causando un senso di insoddisfazione della propria forma fisica, uno dei principali fattori di rischio che conduce la vittima a sentirsi fuori luogo e sbagliata.

 

Attenzione agli hashtag pro-anoressia

Fino a qualche tempo fa, bastava fare un salto sui canali social e scrivere: #meanspo, #thinspo, #thighgap, #thininpiration, #ana per poter assistere a una terribile esposizione di corpi scheletrici, malati e sottopeso che comunicavano disagio, sofferenza e solitudine.

James Pennebarker e il suo team hanno analizzato ed esaminato il modo in cui queste ragazze si raccontano sul web: è emerso che il linguaggio utilizzano è emotivamente freddo, distaccato, povero di elaborazione cognitiva, incentrato su sé stesse e sulle preoccupazioni legate al cibo. Lo studio parla di una strategia di coping egosintonica, ossia compatibile con l’aspetto più insidioso della malattia: mostrarsi all’esterno belle, forti, sicure di sé e orgogliose del proprio aspetto dopo i tanti sacrifici, quando in realtà il loro animo è debole, sofferente, solitario e forse incompreso.

I pro-ana

La questione pro-anoressia è nata verso la fine degli ’90 negli USA e si è rapidamente diffusa anche in Europa.

Si tratta di siti web, pagine social, blog e forum gestiti da ragazze affette da problematiche alimentari che inneggiano ad “Ana”, la personificazione dell’anoressia, che per loro diventa l’amica e la musa ispiratrice di uno stile di vita ideologicamente perfetto orientato alla magrezza, unica via per raggiungere la bellezza. L’interiorizzazione di questi messaggi conduce i ragazzi alla bulimia, all’anoressia e ad altri disturbi psicologi e alimentari, infatti ricerche specifiche affermano che la filosofia pro-ana esercita un fortissimo impatto sulla psiche di adolescenti che sentono il bisogno di somigliare a un modello d’identità sociale e sentirsi parte di una comunità.

Ana sul web viene indicata con il termine thinspiration, ovvero un prototipo di magrezza estrema espresso e divulgato attraverso immagini di modelle, ballerine, donne di spettacolo e foto delle autrici, che si trasformano in icone da venerare e seguire.

L’entrata in queste terribili piattaforme digitali è preceduta da un questionario relativo alle abitudini alimentari e sportive. Dopodiché le vittime di queste comunità sono costrette a rispettare i “Comandamenti pro-ana”, una sorta di decalogo che illustra i buoni motivi per smettere di mangiare. Consigli autodistruttivi, assurdi e infondati, proposti come unico e solo rimedio per raggiungere la felicità.

 

La presa di posizione dei social media

Sappiamo benissimo che Instagram è il social delle immagini, dei contenuti visual, il palcoscenico delle competizioni fotografiche, contornate da filtri e hashtag utili alla diffusione di messaggi appartenenti a uno stesso argomento.

#thininspiration purtroppo è diventato uno degli hashtag più popolari. Nasce dall’unione di “thin” (sottile) e “inspiration” (ispirazione) ed è collegato a contenuti che incoraggiano le persone a non mangiare, vomitare dopo i pasti e sostenere estenuanti esercizi fisici. Un concentrato di emozioni tristi, sensazioni di inutilità e nullità, desideri di autolesionismo e addirittura pensieri suicidari.

Fortunatamente i social media, supportati da alcune comunità di utenti, si sono mobilitati per agire e combattere questo grave fenomeno. Instagram ha inizialmente bannato tutti gli hashtag incriminati e rimosso i post pericolosi, azione però che ha portato risultati insoddisfacenti e la proliferazione del 30% di nuovi hashtag con lo stesso obiettivo.

Perciò, si è deciso di ripulire le piattaforme contrastando i contenuti pro-ana con messaggi di supporto e vicinanza veicolati dagli stessi hashtag, in modo da rintracciare le vittime a cui comunicare informazioni vere e sane sull’alimentazione.

Instagram continua a eliminare i post pericolosi e ha messo a disposizione la propria rete per aiutare chi sta vivendo situazioni difficili.

disturbi-alimentari-social-network

Non solo Instagram.

Anche il neonato TikTok è stato invaso da video pro-ana. Il social, tra i più popolari al mondo con oltre 800 milioni di utenti di età compresa tra i 16 e i 24 anni, ha imposto limiti sulle pubblicità che promuovono la perdita di chili in eccesso e presentano diete pericolose, eliminando tutti i contenuti pro-anoressia. Ora se proviamo a digitare pro-ana o thinspiration, TikTok rimanda ad una pagina esplicativa delle sue nuove politiche.

Purtroppo in questi casi censurare non basta, sono necessarie azioni educative e di sensibilizzazione.

Il web è lo spazio più idoneo da utilizzare come cassa di risonanza per trasmettere informazioni e consigli rilevanti su terapie, esercizi, pasti salutari e stili di vita sani.

 

Testimonianze che salvano la vita

Di estrema importanza sono le testimonianze social di personaggi dello spettacolo e influencer, che per molti ragazzi rappresentano modelli da seguire e figure con cui condividere la propria storia e le proprie emozioni.

Vittima di disturbi alimentari è stata la celebre e amata cantante Lady Gaga.

Durante un suo concerto ad Amsterdam, nel 2013, la pop star aveva fatto scalpore per aver fumato uno spinello, tuttavia la stampa americana ha soffermato la sua attenzione sui chili di troppo. Tante le ipotesi fatte, tra cui anche una probabile gravidanza.

Dopo un po’ di tempo Lady Gaga ha deciso di raccontarsi sul suo blog, attraverso la pubblicazione di quattro fotografie che la ritraevano in biancheria intima. La didascalia di una delle immagini recitava:

“Bulimia e anoressia da quando ho quindici anni”.

La cantante ammette di aver combattuto per anni contro questi gravi disturbi alimentari e confessa di essere ancora alla ricerca di un equilibrio psichico perché per lei il peso è ancora un problema.

Durante un’intervista condotta da Maria Shriver in un college, Lady Gaga racconta:

“Al liceo volevo essere magra come una ballerina e invece ero una ragazzina italiana tutta curve. Tutte le sere si cenava con piatti tipici della cucina italo-americana, a partire dagli ipercalorici spaghetti al sugo e polpette. Chiedevo a mio padre perché ci desse ogni sera quel cibo, ma lui non rispondeva alla mia domanda e diceva solo che dovevo continuare a mangiare in silenzio”.

Alla domanda come abbia fatto a guarire risponde:

“L’acido dello stomaco durante il vomito mi aveva distrutto le corde vocali. Ho dovuto guarire per poter continuare a cantare […]”.

La passione per il canto le ha salvato la vita. Per i giovani coltivare interessi è fondamentale e in questi casi stimola a reagire e andare avanti.

Conclude lanciando un messaggio ai ragazzi:

“la guerra delle diete deve finire. Piantiamola con quest’assurdo gioco al massacro perché sta distruggendo le ragazze della vostra età, facendo ammalare troppi giovani”.

Lady Gaga per partecipare attivamente alla lotta contro i disturbi alimentari ha aperto nel suo sito una sezione intitolata “Body Revolution” con lo scopo di supportare, riunire e far sentire compresi i giovani che si sentono imperfetti e non accettano i propri difetti.

 

Il mukbang, la pericolosa tendenza del web

Altro fenomeno che contribuisce alla diffusione di comportamenti alimentari patologici tra i giovani è il Mukbang, una moda nata in Corea e diventata in pochissimo tempo una tendenza dalla valenza globale.

Tecnica legata all’ASMR marketing che consiste nel provare piacere guardando in internet persone che mangiano in diretta, sotto compenso economico, grandi quantità di cibo spazzatura e ascoltando i rumori della masticazione e i vocalizzi che esprimono soddisfazione.

Molti di questi youtuber, che hanno rapporti evidentemente malati con il cibo, sono in preoccupanti situazioni di sovrappeso oppure esibiscono fisici magri e asciutti, che lasciano supporre al ricorso di comportamenti bulimici o legati al blinge eating.

Il rischio per gli spettatori è quello di cadere nella solitudine e nel consumo incontrollato di cibo.

Le componenti perverse che caratterizzano il Mukbang o fenomeni simili, conducono all’autodistruzione delle basi biologiche degli istinti di fame e sazietà e ancora annullano il valore relazionale e sociale proprio del cibo e della convivialità, andando ad alterare la cultura di appartenenza.

I dati riportati dal Ministero della Salute dimostrano che in Italia sono almeno 3 milioni le persone affette da disturbi alimentari, tra i più frequenti bulimia e anoressia nervosa, nella maggior parte dei casi in età adolescenziale, di cui il 96% sono donne.

Gli influencer e i personaggi dello spettacolo, della moda e dello sport mediante il web e i social media, hanno la grande opportunità di combattere e vincere questa importante partita per sconfiggere le false e malate credenze che spingono i ragazzi a farsi del male. Loro, forse più dei genitori e degli insegnanti, riescono a creare forti connessioni emotive con i giovani e influenzarli nello stile di vita.

È fondamentale divulgare informazioni autorevoli e attendibili a cui poter affidare le proprie insicurezze e le proprie fragilità. La comunicazione ha un ruolo fondamentale nella società di oggi, per questo motivo occorre farla con criterio e nella giusta misura.

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